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La Leggenda del Laùro di Pulsano

La Leggenda del Laùro di Pulsano

Tra gli ulivi millenari e le antiche masserie che incorniciano la campagna incantata di Pulsano, si tramanda da generazioni la leggenda del Laùro, un piccolo spirito notturno dai modi capricciosi e misteriosi.
Nessuno sa con certezza da dove provenga: c’è chi dice che sia nato dal respiro della terra, chi lo crede figlio del vento che sussurra tra i rami d’ulivo. Si narra che dimori nascosto fra le mura in pietra delle vecchie masserie o nei tronchi cavi degli alberi secolari, custodi silenziosi dei segreti del tempo.

 

Il Laùro può essere un alleato prezioso o un dispettoso tormentatore.
Quando è di buon umore, si prende cura degli animali durante la notte: munge le capre con mani invisibili, raduna le pecore nel recinto guidandole con un fischio dolce e accende i camini prima dell’alba, lasciando nell’aria un profumo di legna arsa e magia.
Molti anziani giurano di aver trovato il lavoro già fatto al mattino, come se un incantesimo avesse attraversato la notte.

 

Ma guai a mancare di rispetto alla casa o alla terra che lo ospita!
Se il Laùro si sente offeso, si vendica con dispetti tanto ingegnosi quanto inquietanti: i cavalli si risvegliano con le criniere intrecciate in nodi impossibili da sciogliere, i recipienti d’olio si spaccano senza motivo, e qualcuno racconta di averlo sentito di notte, gravare sul petto dei dormienti, togliendo il fiato con un ghigno beffardo.

 

La leggenda vuole che il Laùro porti sempre con sé un cappello magico.
Chi dovesse strapparglielo, lo vedrebbe piangere e urlare disperato finché non gli viene restituito. Ma chi, dopo averglielo tolto, glielo rimette sul capo con rispetto e compassione, riceve in dono una montagna di monete d’oro, simbolo della gratitudine e dell’ambivalenza del piccolo spirito.

 

Per questo, in molte case di Pulsano si usava lasciare ogni sera un bicchiere di vino e un tarallo accanto al camino, come dono di pace e rispetto, per tenersi buono il Laùro e assicurarsi la sua benevolenza.

 

Mia nonna raccontava che, se il Laùro si accaniva contro una persona o infestava una casa con i suoi scherzi notturni, c’era un solo modo per farlo fuggire: compierne un gesto tanto umano quanto sgraziato, un atto che lo disgustava a tal punto da farlo scappare via per sempre.
Così si credeva che, rompendo la sua aura di mistero con la goffaggine e la concretezza della vita quotidiana, il Laùro, spirito raffinato e lunatico, si allontanasse per non tornare più.

 

Ancora oggi, chi si aggira per le stradine del borgo antico o tra le masserie al calar del sole giura di sentire strani rumori, risatine o fruscii portati dal vento: segni che il Laùro è ancora lì, invisibile guardiano della notte e delle antiche tradizioni di Pulsano — un custode eterno delle storie che il tempo non può cancellare.

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